Formazione
Le parole dell'Innovazione Sociale – Intervista a Dario Carrera
Mixura è una società di management consulting che si occupa di supportare le organizzazioni nello sviluppo della propria strategia. In collaborazione con UnionCamere e Regione Piemonte, ha pubblicato in questi giorni il primo dizionario italiano della Social Innovation: uno strumento grazie al quale le idee e i principi della Social Innovation diventano facilmente accessibili a tutti. Oggi parliamo dell’iniziativa con Alessandra Aonzo, Partner e Operation Manager di Mixura.
DARIO CARRERA, FONDATORE DI THE HUB ROMA, AFFERMA CHE “LA SOCIAL INNOVATION SI FA, NON SI DEFINISCE”. QUAL È LO STATO DELL’ARTE DELLA SOCIAL INNOVATION IN ITALIA? QUALE RUOLO RICOPRE MIXURA IN QUESTO PROCESSO DI INNOVAZIONE SOCIALE?
Se ci limitassimo a guardare i numeri e gli eventi che fanno notizia (crescita di fab lab e coworking, nascita febbrile di start up innovative, continui lanci di contest e di convegni dedicati al tema, apertura di nuove piattaforme di crowdfunding) saremmo portati a pensare che oggi in Italia la Social Innovation sia giunta ad uno stadio di maturazione. In realtà molte delle iniziative di cui sentiamo parlare sono solo “sedicenti” progetti di Social Innovation, cosi etichettati per godere di finanziamenti e visibilità, e altre non riescono poi a portare ad un cambiamento concreto ma si limitano -cosa che considero comunque positiva- a smuovere un po’ la staticità dei vecchi meccanismi, mettendoli in discussione. Questo perchè la Social Innovation è prima di tuttoun cambiamento culturale, e come tale, specialmente in una realtà con radici profonde come quella italiana, necessita di tempo per poter davvero attecchire. Quindi la notizia positiva è che c’è ancora molto da fare! Mixura infatti, si sta rimboccando le maniche. Siamo una società di management consulting atipica, da sempre orientata alla responsabilità sociale di impresa che consideriamo l’ingrediente fondamentale di tutti i nostri progetti, e, per questo, il passo dalla CSR alla Social Innovation è stato per noi piuttosto naturale. Oggi ci rendiamo parte attiva del processo di innovazione sociale sia facendoci veicoli di questa espressione culturale (attraverso l’organizzazione di attività formative, convegni, iniziative di divulgazione come il Vocabolario, appunto) sia supportando soggetti pubblici e privati realmente motivati al cambiamento, nello sviluppo di progetti di Social Innovation, ad esempio realizzando, al fianco delle PA, Laboratori di Innovazione Territoriale o, come braccio di imprese orientate alla CSI, contest ad hoc per far emergere nuove forme di imprenditoria.
IN UN SUO ARTICOLO PARLA DELLA DICOTOMIA FRA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E SOCIAL INNOVATION CHE SI PUÒ E SI DEVE SPEZZARE. DI COSA È FRUTTO QUESTA DICOTOMIA E QUALI SONO GLI ELEMENTI DA CUI PARTIRE PER RENDERLA UNA COMPLEMENTARITÀ A TUTTI GLI EFFETTI?
Ci tengo a dire innanzitutto che la distanza tra la Pubblica Amministrazione e la Social Innovation non è assoluta, ma nasce da alcune differenze strutturali legate principalmente al modello organizzativo delle PA che per anni è stato funzionale a garantire la progettazione, la realizzazione e infine l’offerta di servizi al cittadino, in un’ottica “monologhista” più che di reale ascolto o, ancor di più, di dialogo con la comunità. Oggi scontiamo questo tipo di orientamento, e in alcuni casi, come nel sud di Italia, lo scollamento tra i bisogni e l’azione pubblica è talmente grande che i cittadini hanno cominciato a farsi sentire, chiedendo di partecipare attivamente alla progettazione delle politiche di governance del proprio territorio, reclamando una vera inclusione, insomma. Da qui, a mio parere, bisognerebbe partire: riconoscere i punti di forza delle pubbliche amministrazioni, che sono tantissimi, il ruolo di “decisore”, la visione di insieme, la capacità di fare networking, la reperibilità di risorse, solo per citarne alcuni, e integrarli con le caratteristiche dei “change maker“: la creatività, la rapidità, la capacità di innovare, la vicinanza al territorio, l’attitudine alla condivisione e alla trasparenza. Sono ottimista perché ci sono già diverse belle esperienze in Italia, come per esempio quella di CO-Mantova, dove le istituzioni hanno sottoscritto un patto con il sistema territoriale degli stakeholder per una governance collaborativa dei beni comuni.
LA GENERAZIONE MILLENNIALS, CON LA SUA RIVOLUZIONE DEI CONSUMI E LA NUOVA DISTRIBUZIONE DELLA CONOSCENZA, È PROTAGONISTA DELL’INNOVAZIONE SOCIALE. C’È, SECONDO LEI, UN’EFFETTIVA CONSAPEVOLEZZA NEI GIOVANI DAI 24 AI 35 ANNI DELLE PROSPETTIVE LAVORATIVE OFFERTE DAGLI SCENARI DI INNOVAZIONE SOCIALE?
Mi verrebbe da rispondere di si, ma forse non sarei obiettiva in quanto rientro, ancora per un anno soltanto, all’interno di questa generazione. Sicuramente oggi non c’è giovane tra i 24 e i 35 anni che non abbia sentito parlare di sharing economy, crowdfunding, produzione peer to peer, impact finance. Per loro è normale cogliere queste opportunità, è la loro realtà e probabilmente sarà il loro futuro. Si parla di “terza rivoluzione industriale“, di “nuovo rinascimento dell’artigianato“, di “capitalismo sociale“; non so se queste definizioni siano esatte, ma sicuramente siamo di fronte ad un nuovo ciclo dell’economia mondiale, che se sarà capace di puntare ad una crescita sostenibile nella quale il futuro non verrà immolato per generare ricchezza nel breve termine, potrà portare sviluppo e lavoro anche alle nuove generazioni.
QUANDO NASCE E DA DOVE NASCE L’IDEA DEL VOCABOLARIO DELLA SOCIAL INNOVATION?
L’idea è nata circa un anno fa, da un’esigenza di chiarezza e semplicità che noi stessi addetti ai lavori abbiamo avvertito quando ci siamo resi conto che la Social Innovation non è un semplice fenomeno, ma qualcosa di più concreto: un mondo, con le sue complessità e le sue regole o non regole che, come tutti i mondi, possiede un linguaggio che è necessario conoscere per poterci entrare appieno. In Mixura curiamo molto la parola, la consideriamo materia fondamentale dei progetti che sviluppiamo per i nostri clienti, senza la quale non avrebbero il successo che hanno. Non è un caso che il nostro logo rappresenti proprio “il dialogo”(due visi che si parlano). Con il Vocabolario, realizzato grazie anche al coordinamento di Unioncamere Piemonte e Regione Piemonte, abbiamo voluto rendere più accessibile a tutti, e non solo ad un pubblico “esperto”, le idee e i principi della social innovation, in cui crediamo molto, come reale vento di cambiamento.
PER SCARICARE IL VOCABOLARIO DELLA SOCIAL INNOVATION CLICCA QUI
Tratto da: http://www.insidemarketing.it/mixura-presenta-il-vocabolario-della-social-innovation_5612/
Formazione
Pronta la legge sugli educatori e sui pedagogisti: obbligo di laurea e più qualità

Pronta la legge sugli educatori e sui pedagogisti: obbligo di laurea e più qualità
Anziani e disabili maltrattati nelle case di cura, bambini picchiati a scuola: i recenti fatti di cronaca rendono evidente quanto una solida professionalità della figura dell’educatore sia centrale per evitare che simili episodi possano ripetersi. È arrivato il momento di mettere ordine per porre fine all’incertezza dell’identità nelle figure professionali degli educatori e dei pedagogisti: alla Camera è pronta una proposta di legge, a mia prima firma, per voltare finalmente pagina.
Educatori non ci si improvvisa perché la scarsa preparazione produce comportamenti e atteggiamenti deleteri in tutti gli ambiti sociali, educativi e sanitari, dove è invece necessario un alto profilo professionale. Gli educatori e i pedagogisti in Italia sono oltre 100mila: rappresentano una galassia variegata e fragile, una giungla di titoli e ambiti lavorativi che comprende al suo interno anche ingiustizie e disparità.
Con questa legge entrerà in vigore l’obbligatorietà della laurea per accedere alle professioni educative e, per tutelare anche chi sta già svolgendo un eccellente lavoro senza titolo, si prevede un tempo e un percorso privilegiato per conseguire la laurea, riconoscendo il lavoro svolto come credito formativo.
La legge, inoltre, permetterà di ampliare gli sbocchi occupazionali, dall’ambito socio-sanitario alla scuola, indicando in modo chiaro i servizi, le organizzazioni e gli istituti dove esercitare l’attività professionale. Questa legge valorizzerà il lavoro educativo, riconoscendo alle professioni di questo ambito una dignità scientifica e professionale, per un decisivo miglioramento della qualità dei servizi per anziani, disabili, minori, carcerati e tanti altri ancora.
fonte: http://www.vannaiori.it/
Corsi di formazione
Tre Workshop di Criminologia: si comincia il 5 marzo
L’Ordine degli Psicologi del Piemonte in cooperazione con UNICRI Agenzia delle Nazioni Unite, e CBT Academy, ha organizzato tre conferenze, tenute da esperti mondiali di #psicologia#forense con Prof. Peter J. van #Koppen, Prof. Antony #Beech e il Prof. Pekka#Santtila.
La psicologia forense è un’area della psicologia applicata che si occupa dei processi psicologici coinvolti nella commissione di un crimine, nell’investigazione, nel processo giudiziario e nella valutazione e riabilitazione dell’autore di reato Gli incontri proposti costituiranno un percorso di approfondimento sulle tematiche del comportamento criminale, dell’impiego della psicologia nell’investigazione e degli aspetti psicologici del processo penale.
I workshop sono aperti a psicologi, studenti di psicologia, giurisprudenza e medicina, avvocati e medici. Gli Psicologi si possono iscrivere dall’area riservata del sito OPP. Per gli altri, è necessario iscriversi compilando il form sulla pagina dell’evento sul sito OPP.
La ricerca della verità nel processo penale: gli effetti del sistema legale e degli aspetti psicologici.
Data: 05/03/2016
dalle 9:30 alle 13:00 presso Nuova Aula Magna d’Ateneo Cavallerizza Reale via Verdi 9 Torino
Relatore. Prof. Peter J. Van Koppen Psicologo e Professore Ordinario di Psicologia Legale alla Facoltà di Giurisprudenza di VU University Amsterdam. Autore di 35 libri, 125 articoli pubblicati in riviste scientifiche peer review e 100 capitoli ospitati in diversi libri.
Descrizione. Come ogni attività umana anche il processo penale è affetto da errori. Commettere un errore in questo caso può significare assolvere un colpevole o condannare un innocente. Nel corso della presentazione saranno analizzati come le peculiarità di un sistema legale e gli aspetti psicologici possano condurre a commettere un errore.
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Perchè alcune persone commettono crimini violenti? La comprensione neurobiologica dei fattori di rischio e le implicazioni per il trattamento.
Data: 09/03/2016
Relatore. Prof. Antony Beech Professore Ordinario in Psicologia Criminologica Direttore del Centre for Forensic and Criminological Psychology Università di Birmingham. Autore di oltre 180 articoli pubblicati in riviste scientifiche peer review, 50 libri e 100 capitoli in diversi libri.
Descrizione. Il nostro cervello è organizzato e scolpito dalle esperienze. La ricerca mostra che precoci esperienze negative (nelle fasi pre e perinatali), nell’infanzia e nell’adolescenza, interagendo con il genoma e il corredo neurobiologico, possono provocare atipiche organizzazioni morfologiche delle strutture cerebrali che, a loro volta, possono essere la causa di comportamenti criminali violenti. Nel corso della presentazione si illustrerà come la conoscenza dei fattori di rischio che influenzano negativamente lo sviluppo del il cervello sia il primo passo per delineare efficaci protocolli di trattamenti degli autori di crimini violenti.
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Formazione
Fondi Europei per i liberi professionisti psicologi
La Legge di Stabilità 2016, sancisce in modo definitivo che tutti i liberi professionisti – e quindi anche gli Psicologi – potranno accedere ai POR e ai PON (rispettivamente Piani Organizzativi Regionali e Nazionali) del Fondo Sociale Europeo (FSE) e del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) rientranti nella Programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020.
Con questa Legge viene finalmente riconosciuto un diritto che, di fatto, emarginava una parte fondamentale e numericamente non indifferente del tessuto produttivo nazionale: i libero professionisti. In Italia finora accadeva che questo diritto fosse effettivo solo in alcune Regioni visto che ancora in molte veniva richiesta l’iscrizione alla Camera di commercio per accedere ai bandi, una richiesta che di fatto escludeva i professionisti. In Piemonte, ci si potrà quindi ora muovere di conseguenza anche da parte degli Ordini Professionali.
L’ammontare complessivo dei finanziamenti, che diventano così disponibili per lo sviluppo delle libere professioni, ammonta a più di 70 miliardi di euro: una grande occasione anche per la nostra categoria.
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